An evening in the park.

narrato - parlato - pensato

Berenice era abituata all'aria fresca di Berlino, la sua città natale di cui era follemente innamorata. Los Angeles invece non la entusiasmava molto, il caldo non lo sopportava e l'America non l'aveva mai attirata granchè. Fattostà che era lì che ora viveva e doveva starci per forza. La sua camera la stava soffocando, non solo per il caldo, così decise di evadere. S'infilò la canottiera più leggera che avesse, con su scritto "I ♥ Berlin", un paio di pantaloncini corti e le converse, non si truccò neanche; a grandi passi attraversò la sala e salutando sua madre che era in cucina come sempre a preparare chissà che, uscì di casa. Non sapeva bene dove andare ma l'unica idea che le era venuta in mente era quella di andare al parco e così fece. Scrutò attentamente tutto il parco in cerca di un albero isolato e dopo averlo trovato ci si sdraiò sotto. Dalla borsa che aveva con se estrasse le cuffie che attaccò al cellulare e un libro e si mise a leggere, ascoltando musica, all'ombra dell'albero.

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Berenice era immersa, catapultata, nel suo libro quando una voce la distrasse dalla storia. Era la voce di un ragazzo e le chiedeva un accendino. Alzò lo sguardo e lo vide. Davanti a lei c'era una delle pochissime ragione che le faceva provare quasi piacere il fatto di essere a LA. In carne ed ossa difronte a lei c'era Bill Kaulitz. Benchè tutto imbacuccato per non farsi riconoscere lei non avrebbe mai dubitato di quegli occhi e quella voce. Decise però di non fare scene da pazze isterica, anche perchè non era nella sua indole; così arrossendo come un peperone disse "C-certo, un attimo che lo cerco in borsa!" ed iniziò a frugare trovando il suo pacchetto di sigarette ed aprendolo estraendo l'accendino. Sorridendo imbarazza lo porse al ragazzo difronte a lei.

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Bill accese la sigaretta e le porse l'accendino. Il suo cane iniziò ad annusare il libro di Berenice e Bill lo tirò via. "Non preoccuparti" gli dissi sorridendo Berenice e allungò una mano verso il cane per accarezzarlo un pò. Poi ritirò indietro la mano, tirò fuori una sigaretta dal suop acchetto e se l'accese. Poco dopo la ragazza si rese conto che entrambi stavano parlando in inglese quando avrebbero potuto parlare invece in tedesco essendo madrelingua anche lei così in tedesco gli disse "Se vuoi, puoi accomodarti quì con me!" si rese conto solo dopo della proposta azzardata e non si aspettava di certo che Bill Kaulitz si sarebbe seduta con lei all'ombra di un albero a chiacchierare.

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Bill le sorrise rispondendogli in tedesco e accomodandosi accanto a lei, e lei si sentì il cuore esploderle dalla felicità. Poi Berenice gli porse la mano "Piacere, io sono Berenice!" gli disse con una calma che non le apparteneva. Poi senza farsi vedere accarezzò sorridendo il tatuaggio che aveva sul polso. Tornò a fumarsi la sigaretta e fece un tiro molto lungo, per poi lasciar fuori uscire il fumo in una piccola nuvoletta che svanì in pochi attimi.

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Bill le strinse la mano e si presentò, e con quella stretta Berenice sentì un calore avvolgerle tutto il corpo e mandarle in fiamme la mano e le guance. Già sapeva chi era, come poteva non saperlo? "Io sono di Berlino!", disse la giovane con tono orgoglioso. "E tu vieni da Amburgo, anche se in realtà sei di Magdeburgo." gli disse infine Berenice con tanta nonchalances come se stesse parlando di se stessa e della sua vita.

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Bill rise e Berenice rimase per un pò li a guardarlo, quel sorriso la metteva sempre di buon umore. Poi Berenice sospirò. Notò di aver lasciato il libro ancora aperto così decise di chiuderlo e rimetterlo in borsa, poi tornò ad accarezzare il cane di Bill. Si sentiva molto in imbarazzo, non sapeva davvero così dire e la presenza di Bill accanto a lei non la rasserenava molto, anzi aveva lattiralmente paura di sbagliare qualcosa.

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Bill poggiò la mano sulla spalla di Berenice e un brivido le percorse tutta la schiena fino alla punta dei capelli. Diceva di sentirsi teso tanto quanto lei e questa cosa le fece quasi tenerezza. Sorrise tra se e se arrossendo. Già siamo essere umani, e che esseri umani. "Sì hai ragione." disse rivolgendogli un sorriso sincero. Poi si schiarii la voce "Allora.." iniziò ".. Come sta andando la vita quì a Los Angeles? Io preferisco di gran lunga la mia cara, amata, Berlino." ed era vero, Berenice sapeva benissimo che appena avrebbe potuto avrebbe fatto i bagagli e sarebbe tornata di corsa dalla sua città, dai suoi amici e dalla mua vita.